scuola - famiglia - territorio IL PROGETTO ARCOBALENO
La storia
la ripresa
nuovo percorso
programma di un'edizione
relazione 2003
Adriana Gusso
LA STORIA
COME NASCE UN PROGETTO? Di solito comincia da un’idea, nel momento in cui si deve affrontare e risolvere un problema urgente. Nel nostro caso, la questione era rappresentata dal fatto che i preadolescenti di Quarto d’Altino, centro di circa 7000 abitanti in provincia di Venezia, non avevano, in paese, spazi e momenti ludico-ricreativi-culturali idonei alla loro difficile età di crescita. Se è merito del parroco di allora (1985) aver avuto il desiderio di realizzare qualcosa per questi giovanissimi studenti, sono totalmente da attribuire al professor LEONARDO TREVISAN, docente di Educazione Musicale nella scuola media, l’idea e la creazione del PROGETTO ARCOBALENO, per il quale la parrocchia inizialmente ha offerto gli spazi e la scuola le proposte. MOTIVAZIONI EDUCATIVE Ancor oggi, a distanza di un decennio, c’è da dire che nonostante il paese si sia ammodernato con strutture urbanistiche e servizi e la sua economia abbia fatto un salto di qualità –da agricola ad industriale– gli unici referenti per i preadolescenti rimangono la scuola e la parrocchia. Non bastano ai ragazzi i campi di calcio, le palestre scolastiche, il Palazzetto dello Sport, per lo più usati dalle società sportive, o la Biblioteca comunale, in molti casi sono più appetibili il booling, le sale-giochi o i bar, luoghi non sempre adatti ai giovanissimi per i loro ritrovi o per trascorrere il loro tempo libero, fuori dalla scuola o dalla famiglia. Il Progetto Arcobaleno nasce soprattutto come iniziativa educativa e formativa sottolineando i pericoli in cui incorrono spesso i preadolescenti quali: il bombardamento di messaggi più cattivi che buoni, la famiglia che sta stretta, il disorientamento, la mancanza di ideali e di guide, la solitudine, evidenziando, però, anche possibili soluzioni: il coinvolgere i ragazzi, farli incontrare, conoscere e camminare insieme, aprirli alla scoperta che altri hanno gli stessi problemi, l’aiutarsi a vicenda. Oltre che sull’amicizia, il Progetto punta la sua arma vincente anche sul lavoro di gruppo, sui temi da discutere, sulle iniziative culturali da seguire, sulle proposte da portare avanti, sull’avvicinarsi alle realtà sociali, sul comprendere appieno il valore dei beni culturali ed ambientali, su una vita regolata da norme precise. MOTIVAZIONI DIDATTICHE Il Progetto Arcobaleno mette alla prova la maturità dei ragazzi come in una casa di una grande famiglia, dove, per vivere insieme, bisogna essere solidali ed imparare il senso del servizio: ecco l’apporto ed il supporto della scuola, quale educatrice sensibile alle istanze del mondo giovanile. Ma tutta la comunità, dall’Amministrazione Comunale ai genitori, alle associazioni più diverse aderisce al Progetto, durante il quale i ragazzi diventano, per giorni, i veri protagonisti di una serie di attività a loro misura, in cui sono direttamente coinvolti. Dal punto di vista formativo, il Progetto Arcobaleno fa percepire ai ragazzi la scuola come evento umano: non un contenitore di nozioni trasmesse con metodi talvolta sclerotici e ripetitivi, ma strumento per essere protagonisti della realtà, ed anche punto d’incontro, di dialogo, di comprensione. Argomenti quali l’ambiente, l’archeologia, la pace, il mondo del lavoro consentono ai ragazzi di approfondire i legami col passato e col loro territorio, ma anche di affrontare tematiche relative al loro futuro di cittadini consapevoli e responsabili, parlandone tra loro e con esperti dei settori interessati. Infatti l’apertura della scuola a persone non abitualmente presenti in essa migliora il loro approccio con l’altro da sé. Vivere in una comunità ristretta, dove tutti sono conosciuti da tutti, dove dalla scuola materna in poi non esiste più la difficoltà della presenza di un compagno di scuola totalmente sconosciuto, determina spesso nei nostri ragazzi una straordinaria timidezza nell’incontro con l’estraneo, il nuovo. Ecco quindi che il Progetto Arcobaleno diventa, nella sua naturale evoluzione, momento culturale all’interno della scuola e per l’intera cittadinanza, durante il quale gli alunni hanno l’opportunità anche di incontrare personalità di vari settori artistici con cui dialogare, creare, dilatare i propri orizzonti, portare avanti il processo di ricerca di valori e di significati utili alla comune crescita culturale e umana. VARIE FASI Il Progetto Arcobaleno sta per giovinezza, speranza, vitalità, ovvero per tutte le qualità positive della vita, comincia a prender corpo agli inizi del 1986: il prof. Leonardo Trevisan chiama a raccolta insegnanti, alunni, genitori, animatori, operatori in vari rami organizzando in primavera, una serie di uscite pre-campo, per entrare nell’atmosfera, per conoscersi, per simpatizzare. Già in febbraio le preiscrizioni contano un centinaio di ragazzi, tra studenti terza media e della prima superiore. Ecco infatti la “stravaganza” di quel primo Progetto Arcobaleno: offrire ai ragazzi appena usciti dalla scuola media e a quelli che la stavano per lasciare un incontro di vita comunitaria, un campo scuola in cui essi avrebbero dovuto rendersi autosufficienti nel gestire tempi e spazi della giornata extra-scolastiche. Gli argomenti su cui lavorare scelti dai ragazzi (tra quelli sempre da loro suggeriti): “I giovani ed il mondo del lavoro” ed “Emarginazione e mondo giovanile”, sarebbero stati premiati con cinque borse di studio offerte dalla Confartigianato e dalla Pro Loco. Nelle aule della scuola media e nei corridoi sia al mattino che al pomeriggio (per i rientri volontari) c’è fermento ed agitazione: tutti gli studenti sono impegnati nei più svariati lavori di falegnameria, disegno, pittura, ritaglio, composizione; si provano i brani da recitare, i costumi da indossare, gli strumenti da suonare, i brani corali e i balletti da eseguire. Già, perché il Progetto Arcobaleno si esplica in più piani: la vita comunitaria, la mostra dei lavori e la rassegna di arte varia. Si parte il 15 maggio sotto un’acquazzone di buon augurio con dibattiti sull’amicizia, sull’amore, sull’orientamento: sotto le tende (predisposte dall’esercito nel campo parrocchiale costantemente vigilate da ambulanze e da volontari del soccorso civile) il clima è euforico, bollente, così come a scuola, dove i “pionieri” si presentano puntuali ogni mattino assonnati ma contenti. Al Palazzetto dello Sport è aperta la mostra dei lavori degli alunni e nella serata del 18 maggio si alza il sipario: gli artisti impegnati sono non solo gli scolari della media ma anche quelli delle elementari e della materna. E’ proprio un successo firmato arcobaleno come quello relativo agli incontri culturali imperniati sui temi della montagna, della musica classica, della tecnologia del computer, dell’educazione stradale. Dalla primavera ‘86 il Progetto Arcobaleno si è rinnovato fino al ‘95 per ben otto volte. Due le soste: nel ‘90 e nel ‘96 per poter riordinare le idee e rinfrancare le forze. Fino all’89 l’iniziativa pur evolvendosi, è proseguita nella sua struttura originaria: campo-scuola (ma solo coi ragazzi di 2ª e 3ª media), lavori in mostra, spettacolo di canti, teatro, musica, balletti. Dal ‘91 in poi, la manifestazione, cancellando il campo-scuola per difficoltà organizzative, si è trasformata, puntando tutto sulla qualità, in rassegna culturale dilatata a vari settori con la presenza di nomi di prestigio. Il Progetto Arcobaleno 1989 è comunque, a detta di chi ha partecipato e di chi ha letto le sue cronache, quello che meglio valorizza l’iniziativa. Se il clou del Progetto Arcobaleno rimane il mese di maggio, tutta la manifestazione incomincia a dicembre con lavori sull’orientamento e sul mondo del lavoro, prosegue in primavera con le attività del pre-campo e con varie proposte tra cui una nuova tecnologia musicale ed il canto corale. E’ proprio Leonardo Trevisan, prof. di educazione Musicale (e patron della rassegna e del progetto) che sottolinea l’importanza della corale quale mezzo per educare il sentimento dei ragazzi e per facilitare il loro inserimento nella comunità scolastica. I mesi precedenti l’inizio del Progetto Arcobaleno sono laboriosi e operativi sia sul piano didattico (impegno di docenti e alunni sulle tematiche da evidenziare nella mostra e nella manifestazione) che in quello sociale con incontri, dibattiti, serate culturali. Il momento educativo e formativo ha il suo culmine nell’esperienza della vita al campo, luogo di maturazione ed amicizia tra alunni, insegnanti, genitori, volontari. La tendopoli al campo sportivo parrocchiale comprende le 21 tende che ospitano i 122 ragazzi e ragazze, i servizi e due teatri-tenda molto grandi. Nelle strade e nella piazza limitrofe, si svolgono manifestazioni collaterali inedite: frittura mista per tutti in una “fasora” di 6 metri di diametro, fontane luminose, sfilate di costumi medievali, mostra di vini e dolci locali. Tutto il paese è coinvolto ma soprattutto l’intero paese va in visita al teatro-tenda n° 2 dove espongono le loro opere due artisti trevigiani, lo scultore del ferro Simon Benetton e il pittore Rincicotti, insieme alle composizioni presentate dalle classi sull’alimentazione e sul tempo libero (veri piccoli capolavori dei ragazzi ma anche di mamme, papà e nonni); vi è anche una fiera del libro per ragazzi. Senza dubbio tra le esperienze al campo scuola più riuscite, si annovera quella artigianale: ragazzi e ragazze hanno la possibilità di osservar da vicino e cimentarsi, sotto la guida di esperti e artigiani locali, nei mestieri di elettrauto, carrozziere, idraulico, tipografo, falegname, videocameramen, estetista, parrucchiere, cuoco e modella in una vera sfilata di moda. Tra tornei di calcio, film, attività di teatro, di mimo, di canto, di orienteering, sondaggi sul tempo libero giovanile, dibattiti sull’età dell’adolescenza col noto psicologo Severino De Pieri, messa a dimora di acace, il Progetto Arcobaleno ’89 chiude la sua prima stagione sperimentale con la stessa carica di entusiasmo, se non maggiore, degli inizi. Senz’altro il ciclo ha offerto tante occasioni incentivanti, tanti momenti speciali (tutti rigorosamente preparati a scuola) che hanno portato, come accertato dai docenti, molti degli alunni partecipanti ad un progressivo miglioramento nel comportamento, nell’impegno e nel profitto. Infatti la vera scoperta del Progetto Arcobaleno sta proprio nel far scaturire le energie nascoste di ognuno, grazie solo alla forza della partecipazione. E ciò è valido anche per la moltitudine di adulti che ha ruotato ed operato intorno ai ragazzi, sempre i veri protagonisti della manifestazione. Con l’edizione 1992 il Progetto Arcobaleno, sotto la guida organizzativa della Fondazione ARTESCUOLA PREMIO ALTINO, vuole consolidare suo ruolo nella vita del paese, stimolando i giovani alunni della scuola media ad essere sempre più attenti alla vita culturale ed artistica che si svolge intorno a loro. Gli incontri Arte-Scuola ‘92 legano insieme la personalità vulcanica dello scultore Simon Benetton, quella creativa del musicista Ugo Amendola e quella esuberante e comunicativa della scrittrice Giovanna Righini Ricci. La presenza di questi artisti di chiara fama a contatto diretto coi ragazzi rinforza un rapporto che si è creato durante l’intero anno scolastico. Infatti la conoscenza degli autori è minuziosamente preparata dagli insegnanti con l’analisi critica delle loro opere (scultoree, musicali, letterarie), con la visita guidata all’atelier di Benetton ed al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia, con la realizzazione di balletti e di una mostra di lavori. Per quanto concerne la scrittrice Righini Ricci, la lettura e l’approfondimento dei suoi libri di narrativa per ragazzi sono affrontati dalle classi terze, ma l’incontro-dibattito, aperto a tutte le classi, è coinvolgente oltre ogni attesa. L’intervento delle tre personalità, cui è assegnato il Premio Altino, oltre a quello della pianista Daniela Donaudi e della Sinfonietta Veneta, si integra alla corale, alla danza ispirata alle sculture di Benetton, alla canzone e alla recita dei giovanissimi interpreti che hanno dato prova di preparazione, di serietà e di grinta, giustamente sottolineate dagli applausi del pubblico del Palasport, tra cui il Provveditore agli studi di Venezia. Il Progetto ‘92 chiude con la pubblicazione di un libro “Cultura e socializzazione per una comunità educante”, nel quale trovano precisa collocazione tutte le ricerche svolte su esposte ed altro ancora, con la produzione di una videocassetta e lavori con la tecnica del mosaico, che rinsaldano il rapporto col glorioso passato di Altino. Anche i tre anni successivi, il ‘93, il ‘94, il ‘95 vedranno contemporaneamente l’inaugurazione del Progetto Arcobaleno e la pubblicazione del saggio che riporta minuziosamente ciò che si persegue e come lo si attua. Le aule della scuola media dal ‘93 in poi –salvo la parentesi fastosa del Teatro Comunale di Treviso e della zona Archeologica di Altino– pullulano di lavori, attività, incontri riguardanti argomenti sempre inerenti al territorio ma i cui obiettivi si spingono oltre, per abituare i ragazzi a spaziare, a intermediare le conoscenze, per farli crescere in modo sempre più organico. Dalla vita contadina al vetro di Murano, dalla danza classica di Liliana Cosi a papa Roncalli nel trentennale della sua morte e della fondazione della scuola, dalla scoperta delle Dolomiti con gite ed esplorazioni a quella dello scrittore bellunese Dino Buzzati, dal centenario del cinema (incontrando i responsabili di una delle poche scuole italiane di cinematografia con sede a Bassano del Grappa) alla scultura in legno di Marbal, dal canto popolare alle radici storiche della zona archeologica altinate, dalla narrativa per ragazzi di Gina Basso a quella di Guglielmo Zucconi, dall’arte della ceramica di Bassano e di Faenza a quella della ceramica industriale di Aldo Tognana di Treviso, dalla canzone italiana con Red Canzian dei Pooh e musica della discoteca con due D.J. alla scrupolosità giuridica del pubblico ministero Carlo Nordio, i ragazzi sono portati ad avvicinarsi piano piano ma con entusiasmo al mondo degli adulti, i quali con grande disponibilità e semplicità si raccontano. Di “incontri ravvicinati” comunque la scuola Roncalli ne ha collezionati parecchi, anche nelle pause del Progetto Arcobaleno e tra gli autori che amiamo ricordare di più ci sono Mario Rigoni Stern e Stanislao Nievo. DIFFICOLTÀ INCONTRATE Il Progetto Arcobaleno è un impegno considerevole che, sin dall’inizio della sua storia, e le pubblicazioni a partire dal ’91 la evidenziano, ha incontrato ma anche superato, tante difficoltà che si possono riassumere in tre gruppi: 1) organizzare i campi scuola: nel 1987 non vengono più accolti i ragazzi della prima superiore per la diversità e dispersione delle loro varie sedi scolastiche e per la differenza di età e di bisogni; nel 1991, dopo che l’Esercito non mette più a disposizione le tende per motivi logistici anche legati alla Guerra del Golfo, si decide di abolire la parte più elettrizzante del Progetto Arcobaleno che si trasforma in rassegna culturale: se da una parte essa necessita di un intensissimo coordinamento interno tra i docenti, dall’altra esige preparazione ed efficienza per gli incontri con autori e artisti e ciò non è responsabilità di poco conto. 2) trovare spazi pubblici adeguati, non essendo più sufficienti l’atrio e le aule della scuola, non più accessibile il Palasport per mancanza di requisiti di sicurezza, impraticabile il campo sportivo parrocchiale per ristrutturazione, non sempre aperte, per ovvi motivi, le chiese locali. 3) reperire specifici finanziamenti per mantenere in vita tale iniziativa pur patrocinata da Regione, Provincia, Comune, Provveditorato e Distretto scolastico. RISULTATI OTTENUTI E VALUTAZIONE CRITICA Il Progetto Arcobaleno nato per contribuire alla crescita culturale delle giovani generazioni della comunità di Quarto d’Altino, nelle diverse fasi della sua realizzazione si è ampliato e affinato, allargando i suoi confini e producendo momenti di aggregazione sociale e di solidarietà umana particolarmente ricchi di opportunità educative. “E’ in fondo una lezione di scuola aperta come se ne vedono poche” scrive Adriano Favaro su Il Gazzettino di Venezia e continua: “una lezione da imitare, nello scenario spesso grigio del mondo dell’educazione”. “E’ una esplosione di vitalità, quasi una rivelazione” sottolinea il preside Bruno Scaramuzza, soprattutto quando esso si apre agli incontri con gli autori, perché in tal modo, precisa, “il cammino si fa affascinante”. Ma quello che più conta, ricorda ancora il preside, “è la consapevolezza di aver dato e ricevuto”. Forse però Giovanna Righini Ricci, Premio Altino ’92 e scomparsa prematuramente l’anno successivo, sintetizza meglio di ogni altro cos’è il Progetto Arcobaleno: “una vasta raffinatissima e sottilmente evocativa esperienza interdisciplinare”. Questa formula del Progetto Arcobaleno continua fino al 1995.
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