musica e musicisti a Venezia dalle origini ad Amendola

 

Maria Girardi

 

Alessandro Marcello
Venezia 1684
Venezia 1750

 

 

 

 

 Benedetto Marcello
Venezia 1686
Brescia 1739

tistico, il cui ruolo svolto dallo strumento solista, l'oboe, è dominante, ed emerge in prevalenza all'interno dell'Adagio, tempo in cui solitamente Alessandro Marcello ama sperimentare, mediante una tonalità contrastante, un più  raffinato  discorso armonico.

Fratello di Alessandro, Benedetto Marcello (1686 - 1739) fu avvocato, giudice, membro delle Quarantie, provveditore a Pola e camerlengo a Brescia.

Questo cursus honorum fu riconosciuto dai contemporanei di Marcello come un limite, anche se uno fra i primi biografi  del  musicista, Francesco  Fontana, riferiva che in realtà l'avvocatura presso la Serenissima era un impiego in cui si faceva "prova d'ingegno".

Ciò nonostante Marcello, oltre ad essere  zelante dei suoi doveri verso la patria, fu anche -secondo i giudizi di Enrico Fondi- un "buon poeta", un "critico sereno" e un "grandissimo musicista". Fece i suoi studi musicali sotto la guida di  Gasparini e di Lotti; pubblicò la sua prima raccolta di musica strumentale, 12 Concerti a cinque nel 1708.

Nel 1717 videro la luce a Bologna le Canzoni  madrigalesche ed arie, mentre al 1720 risale il suo scritto più noto. Il teatro alla moda, una pungente satira sul melodramma dell'epoca. Ma la fama di Benedetto Marcello è legata indubbiamente all'edizione in otto volumi dell'Estro poetico-armonico (1724 - 1727), ovvero 50 salmi parafrasati liberamente su testi biblici da Girolamo Ascanio Giustiniani.

Nonostante i numerosi impegni di lavoro e la complessa occupazione per la stesura dei Salmi, Marcello lasciò anche una considerevole produzione di musica strumen-tale, per lo più Sonate per clavicembalo, 12 Sonate per flauto diritto (1712), 6 Sonate per violoncello e continuo (1732), 6 Sonate per due violoncelli e continuo (1734). Accanto a questi lavori, che furono pubblicati, Marcello ha prodotto anche alcune opere strumentali, ancora manoscritte, cioè concerti, sinfonie e sonate per tastiera.

Sia nei Concerti a cinque op. 1 (1708) che nelle Sinfonie a quattro per archi e continuo, è riscontrabile lo stile marcelliano, legato allo schema in quattro movimenti e ad altri caratteri della sonata da chiesa, ad una ricca sostanza armonica specialmente nei tempi lenti ad un uso sapiente del contrappunto nei tempi veloci, e ad altri tratti caratteristici per lo più visibili nei dettagli e  nelle ornamentazioni utilizzate largamente dal compositore.

Nonostante il grande impulso  dato  alla  musica strumentale, la vita teatrale a Venezia, per tutto il Settecento si fa intensa: l'opera ha due stagioni regolari per le rappresentazioni, in autunno e  durante il carnevale, talvolta anche per la fiera del'Ascensione.

Si diffonde l'opera buffa e gli intermezzi comici, al posto dei balli, sono inseriti nell'opera seria.

Il persistente deterioramento del costume teatrale, la riduzione del melodramma ad

Alessandro  aveva infatti studiato filosofia e matematica all'uni-versità di Padova, ma fu d'ingegno versatile soprattutto nel campo delle arti. Fece parte dell'Accademia veneziana degli Arcadi, assumendo il nome di Eterio Stinfalico, pseudonimo sotto il quale pubblicò la maggior parte della sua produzione strumentale.

Autore di un volume di 12 Sonate per violino, di 2 Sonate per violoncello, di 3 Sonate per clavicembalo, di una Sonata per oboe e archi, di un Concerto per clavicembalo, di tre volumi di Concerti, pubblicati ad Augusta, il suo nome rimane legato alla raccolta di concerti intitolata La cetra (...) parte prima, pubblicata nel 1738 - 40 circa, probabilmente l'unica raccolta superstite tra quelle edite in precedenza ad Augusta.

Ma la notorietà di Alessandro Marcello è da attribuire maggior-mente ad un Concerto per oboe in do minore, scritto intorno al 1716 e pubblicato originariamente in un'antologia di J. Roger del 1717, contenente anche una composizione di Albinoni. Il noto lavoro, che fornì a Bach materiale per una trascrizione cembalistica (Concerto in rè minore, BWV 974), fu attribuito erroneamente, fino ai primi decenni di questo secolo, sia a Vivaldi che a Benedetto Marcello.

Sebbene lo stile di Alessandro  abbia  una certa parentela con quello del fratello, per alcune caratteristiche quali ad esempio la predilezione dei tempi ternari e dei ritmi puntati, la propensione alle simmetrie tematiche e la loro reiterazione  all'altezza originale e trasposta, la buona  conoscenza delle regole armoniche, l'inserimento degli effetti d'eco, il Concerto per oboe risente pure  degli apporti albinoniani, soprattutto per quel che concerne il trat-tamento  globale  del  linguaggio  strettamente  concertistico, il cui

 

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