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ne avrà buona Arcata,ma bensì gran possesso del Manico".
E ai protettori delle virtuose:
"Protettori delle Virtuose saranno attentissimi, gelosissimi,
fastidiosissimi, etc. etc. etc. Non s'intenderanno per ordinario di
Musica, accompagnando però sempre le medesime alle Prove
dell'Opera con in mano Parte, Scal-dino, Scuffia, pappagallo,
Civetta, etc." Marcello, pur nella sua ottica deformante, fece una
descrizione -con questa sua satira- sostanzialmente esatta
dell'ambiente del teatro musicale settecentesco, di cui illustre
vittima di questo testo è Antonio Vivaldi.
La renaissance dell'immenso patrimonio strumentale vivaldiano
è un fatto alquanto recente, basti pensare che intorno ai primi
decenni del '900 il "prete rosso" era noto soltanto per i rapporti
emersi in connessione con gli studi su Bach, che fu un grande
trascrittore delle musiche di Vivaldi (non meno di dieci concerti
risultano rielaborati in altra veste strumentale da Bach, fra i
quali sei estrapolati dalla raccolta intitolata L'estro armonico,
pubblicata nel 1711).
Inoltre stupisce anche che solo una parte esigua (84) dei suoi 480
concerti a noi noti sia stata pubblicata durante la sua epoca, in
ragione soprattutto della variegata scelta degli strumenti solisti
impiegati e delle componenti generali dell'impasto strumentale.
E se Vivaldi oggi è conosciuto quasi esclusivamente per la sua
abbondante produzione strumentale, al contrario ai suoi tempi era
popolare come autore di produzioni teatrali, consistenti in una
quarantina di lavori, parte dei quali sono andati perduti.
Tra le opere teatrali di Vivaldi ricordiamo Il
Farnace,
Griselda, Orlando Furioso e il Giustino.
Merito di Vivaldi è quello di aver dato inizio ad un corpus
concertistico inusuale, strutturato formalmente nella maggioranza
dei casi dalla formula tripartita allegro-adagio-allegro, e di aver
accresciuto i piccoli repertori esistenti per una serie di strumenti
nuovi o inconsueti e particolari, che intervengono ad arricchire
l'uniformità architettonica di base con effetti insoliti (liuto,
tiorba, salterio, tromba marina, salmoè, viole all'inglese, clarini,
trombon da caccia, violette, chalumeau, etc.).
La fortuna di Vivaldi aveva attirato certamente le invidie dei suoi
concitta-dini.
Il "prete rosso" vantava infatti numerosissime pubblicazioni delle
sue opere e aveva al suo attivo l'importante servizio di maestro
alla Pietà.
E' forse per questo istituto che gli venne lo spunto di creare
innumerevoli concerti, predisposti per tutti gli strumenti in uso
a quell'epoca, da quelli a fiato a quelli a corda, compreso il
mandolino. Accanto alle note raccolte concertistiche, quali
L'estro armonico op. Ili (1711 ), La stravaganza op.IV
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(1714 circa), La cetra op. IX (1727), i Sei Cocerti per
flauto traversiere op.X (1728 circa) e i Sei Concerti per
oboe op.XI (1729), nel catalogo vivaldiano figura II cimento
dell'armonia e dell'invenzione op.VIII (1725), contenente le
celebrate Quattro stagioni.
Fin dal 1728 il "Concert Spirituel" di Parigi fa ascoltare i
concerti intitolati La primavera e L'estate,
affidandone la parte solistica al famoso Jean-Pierre Guignon.
Moltissimi altri misero nel loro repertorio questi lavori di
Vivaldi, sopravvissuti parecchi decenni dopo la morte del loro
compositore, avvenuta a Vienna, malgrado la pesante coltre d'oblio
subito stesa sul musicista e sulla sua opera, ad eccezione delle
Stagioni.
L'aver assunto le stagioni come tema di una composizione
strumentale non era di per sé affatto rivoluzionario. Da ben lungo
tempo liutisti, virginalisti, clavicembalisti e suonatori di viola
d'ogni paese erano soliti dar ampio posto nei loro concerti alla
musica descrittiva o evocativa.
La musica descrittiva godeva di largo favore e molti teorici del
Settecento esprimevano l'opinione che la sola musica valida era
quella che "dipingeva" un soggetto. Di qui una certa preferenza per
la musica vocale dove le parole consentono un massimo di
precisazioni. Ma sarebbe toccato a Vivaldi di trattare
l'argomento per la prima volta in forma puramente strumentale, anche
se i tentativi vocali in passato non erano certo mancati. Pregio di
quest'impresa è l'abilità di conciliare l'elemento descrittivo,
molto accentua- |