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Il Concerto si presenta come "ricerca o esigenza
di conciliazione delle strutture tradizionali con
episodi che vanno oltre l'atonalità", ha scritto
giustamente Fabio Fano nella presentazione del programma di sala che prevedeva l'Esecuzione del Concerto da parte di Gino Gorini.
Questa composizione è la riprova che anche oggi è
possibile la creazione di nuovi lavori musicali che,
rispettando forme stilistiche tradizionali o pseudotradizionali, si basano alla fine per lo più su
questioni formali solitamente rivisitate nel tentativo così di superare dialetticamente l'antico (alcuni esempi si trovano anche in lavori di questo
genere di altri compositori italiani, pensiamo ad
altri compositori coevi ad Amendola, quali Menotti,
Gorini, Bettinelli, Riccardo Malipiero, Tosatti,
Togni, Zafred, Napoli, Margola).
La tecnica usata nelle composizioni di Amendola è
quella della ritorsione verbale, in quanto fa coincidere determinazione e indeterminazione formali con
una acuta eleganza inventiva: è proprio l'esposizione di materiali sonori contrastanti che determina
negli ascoltatori la percezione di brevissime citazioni armoniche tradizionali insieme a succulente
novità combinatorie; le intenzioni dell'autore si
muovono verso risultati compositivi nuovi, attraverso una grafia classica, la quale proprio perché già
definita e consolidata si trova nella necessità di
superare, o di trasformare, o di reiterare i suoi
stessi residui intrinseci.
In un mondo dove la musica è lasciata al caso e
all'elettronica, è ancora possibile costruire musica nuova con i soliti "mattoni" perché c'è ancora
molto da dire, ma poterlo fare con arte è prerogativa di pochi e le musiche di Ugo Amendola rispecchiano
questi intendimenti. |
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