musica e musicisti a Venezia dalle origini ad Amendola

 

Maria Girardi

 

al mal d'amore, in Nina no so che farve:

Mina, no so che farve;
vorave consolarve,
ma come vu anca mi
ghe n'o bisogno.

La sorte ingrata e cagna
fra nu xe si compagna
che a chi no la sa tuta
el par un sogno.

Rimaste a lungo nel repertorio di Faustina Bordoni, moglie di Hasse, e in seguito cantate anche da Maria Malibran, le canzoni da battello scomparvero a poco a poco dai programmi dei concerti vocali.

Solamente in tempi recenti è stata compiuta una meritoria opera di riesumazione, dapprima con la pubbli-cazione antologica del Canzoniere Veneto Settecen-tesco curato da Maffeo Zanon (Ricordi, 1922) poi con le revisioni per chitarra e voce approntate da Renato Chiesa (ed. Suvini Zerboni, 1977), da ultimo con le riedizioni recuperate da Salvatore Sciarrino per l'edizione discografica con la voce di Donella Del Monaco (Italia, Fonit Cetra, 1978), e con le attuali proposte rielaborate da Giuseppe Marotta.

Ad ogni modo la città lagunare conobbe anche durante l'800 non pochi tentativi per continuare a perseguire ancora gli ideali edonistici passati e per rendere frequenti e vivaci gli intrattenimenti privati e di palazzo, o quelli più esclusivi delle "Accademie vocal-strumentali" cittadine, dove si continuavano a creare incessante-mente composizioni leggere, poco pretenziose, rivolte ai musici dilettanti, agli amatori poco avezzi alla cono-scenza puntigliosa della prassi esecutiva.

"La musica tornò sempre mai cara al Viniziano, ma di presente è divenuta carissima; e non già soltanto sulle osterie che si canta, ma per le strade pur anco, pei canali, ed in ispezieltà nelle ore notturne ti è dato sentire canzoni di ogni fatta, eseguite a coro, alzarsi abbellite da piacevolissime cantilene."

Considerata nei taccuini dei viaggiatori stranieri una città dalla frenesia melomaniaca, la Venezia ottocente-sca non era seconda a  nessun'altra città nel culto della

musica, i cui rituali non  erano  celebrati soltanto  nelle festività di strada o nei ritrovi bandistici di piazza, ma soprattutto erano festeggiati negli appuntamenti privati delle "accademie" che avevano luogo non solo nelle case borghesi o nei nobili palazzi, ma anche presso istituzioni cittadine, come il Casino degli Euterpiani, la Società degli Orfei, la Società degli Anfioni, il Teatro la Fenice, etc.

Successo imperituro ad esempio aveva ottenuto la strafamosa Biondina in gondoleta, languida e  orecchiabile pagina, attribuita alla mano di Simone Mayr.

Ma la schiera di compositori veneziani o di area venezia-na operanti nell'800 è ancora tutta da scandagliare: Furlanet-to, Perotti, Cammera, Cavos, Balli, Perucchini, Fanna, Ser-nagiotto,Tessarin,Tonassi, Ferrar!, Contin di Castelseprio, Coccon, Errerà, Ada Prosdocimi e altri ancora.

Tra costoro spicca Antonio Buzzolla (Adria 1815 - Vene-zia 1871), autore di un mazzetto di lavori  melodram-matici (Elisabetta di ValoisFerramondo, Il Mastino della Scala, Gli avventurieri e Amleto), di abbondanti composizioni di musica sacra, di alcuni lavori strumentali, ma soprattutto innovatore ottocentesco nel genere dell'aria da camera, o meglio della canzonetta in dialetto veneziano, iniziata in terra partenopea, all'epoca in cui il Maestro adriese studiava con Raimondi e seguiva i suggerimenti di Donizetti.

Fu proprio a Napoli che la vena  autenticamente veneziana di Buzzolla fece scaturire centinaia di brani, dai titoli caratteristici come "Un ziro in gondola", "L'omno", "II marìo alla moda", "La discrezion", "La cazza delle donne", "Nina", "Un baso", "La quite", "El spin", "La colera", "El tropo e 'l poco", "I bei duetti", "I giardinieri e i mastellari", "El sospeto", "A pena che tè vedo", "II cocolo e la cocola", "Una notte a Venezia", "On m'aimerà", "La fioraia", "Uno sguardo ed un sospiro", "La virtù magica", "La monaca", "II desiderio", "L'ultimo addio", "L'invido a la campagna", "L'invido in gondola" etc. .

A queste canzonette Buzzolla diede una nuova dignità, in sintonia con i gusti dei salotti musicali italiani ed europei più raffinati, quasi  preannunciando la fioritura di quelle com-posizioni di argomento sentimentale, note come "romanze da salotto", che abbonderanno nei decenni successivi  ad  opera di Costa, Denza, Arditi, Gastaldon, Tirindelli, Tosti, etc...

 

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